Non tutte le siepi riescono rotonde

Fabio Cardullo, cantautore vicentino, è appena uscito con un nuovo lavoro “Siepe Quadrata”.
Lui lo descrive come “un lavoro intenso, di cambiamento e contaminazione, di scoperta e di sperimentazione. Il video poi è la realizzazione di un sogno”.
Ma chi è il nostro Rino Gaetano di Vicenza? Scopriamolo insieme.


1. Ciao Fabio! Come è arrivato “Metterò la testa a posto”?
Per quanto riguarda il titolo si tratta di un’ennesima burla in riferimento al brano Al posto del sedere. “Metti la testa a posto!” è un consiglio che nasconde sempre un velo d’invidia nei confronti delle persone a cui solitamente viene rivolto. Il disco anche questa volta, come già successo con il primo EP, nasce per fissare e consacrare tutta una serie di brani che mi hanno accompagnato finora e che da tempo mi venivano richiesti sotto forma di cd. Le vere novità del repertorio sono sicuramente Siepe Quadrata dalla quale è nato il videoclip, La luna spunta, Io vago tu vaghi egli vaga e M’illumino di meno con la quale ho partecipato all’iniziativa indetta da Radio2 Caterpillar ma che sul disco viene risuonata in stile bossa nova.

2. Chi sono gli assiepati? E perché inviti la gente ad assieparsi e a coglierne il senso?
Gli assiepati sono tutti coloro che riescono a stare insieme e a convivere nel rispetto di sè e degli altri senza tante cerimonie. Ho giocato con le parole e sapendo che in italiano ‘assiepamento’ significa anche unione di un gruppo di persone ho cercato di creare un contrasto. La siepe può dividere una proprietà, l’assiepamento invece rappresenta l’unione. E’ chiaro che se ti avvali della siepe per creare il confine della tua proprietà rendendola un muro più che un cespuglio io mi metto a ridere. Credo che questo lavoro e le canzoni siano ben diverse dall’EP precedente, soprattutto in termini di arrangiamenti.

3. E’ cambiato qualcosa nel tuo approccio e nel modo di comporre o si tratta solo di una produzione più curata?
C’è sicuramente più esperienza di prima. L’idea iniziale era quella di fare un lavoro chitarra e voce ma poi è diventato un impresa di bricolage perché ho cominciato ad invitare amici musicisti e ad arrangiare i brani in corso d’opera a seconda dell’estro e delle caratteristiche di ognuno. E’ grazie ai contatti e all’amicizia maturata in questi ultimi anni con le persone che hanno partecipato che ho potuto realizzare questo disco così come lo sentirete.

4. I tuoi sono quasi sempre messaggi positivi e di speranza, come “Mangiatori di dollari” e “Io vago tu vaghi egli vaga”. Non pensi di poter essere giudicato come ingenuo e d’altri tempi?
Non credo che i messaggi positivi siano da considerarsi frutto dell’ingenuità o della retorica. Questo è un nodo fondamentale ed io non mi muovo, anzi ti dico che se qualcuno preferisce altre menate ai messaggi positivi è solo perché, come dici tu, teme il giudizio di qualcuno ed io francamente non lo temo affatto.

5. In “Casa bianca”, “Sotto la stessa bandiera” sembra invece tu voglia sottolineare e, in qualche modo, criticare usi e costumi di questa società, perché “la bandiera brucerà, sarà solo un’usanza che si perderà” oppure “il figlio che confonde il sabato col sale della vita”.
Perché sono tutti limiti, ecco queste sono le cose che io considero ingenue e d’altri tempi. Ho voglia di sperimentare, abbiamo perso le sane tradizioni e abbiamo conservato le manie più vetuste come l’appartenenza ad una bandiera e l’idea della guerra. Allora mi dissocio e sperimento, provo e dico la mia.
Mi vedrete raramente gozzovigliare durante l’ora dello spritz perchè mi annoia. Il sale della vita non è solo il divertimento del sabato sera e credo si possa godere di un sacco di tante altre cose semplici e buone.
Se penso che stiamo fluttuando nell’universo, solo questo mi basta per gioire della grandezza della vita.

6. Chi è Sasha?
E’ un testo che adoro e che ho dedicato a Sasha Waltz, danzatrice coreografa tedesca sulla quale la mia amica Katy di origini tedesche ha scritto un tesi di laurea per il Dams di Bologna. Io l’ho riletta per controllare la grammatica in italiano e giocoforza sono venuto a conoscenza delle opere di Sasha che realizza degli spettacoli incredibili utilizzando il corpo negli spazi più svariati.

7. “Al posto del sedere” e “Dietro la lavagna” ti permettono un approccio molto ironico, quasi come Rino Gaetano. Sembra quasi tu voglia usare metafore sofisticate per non far cogliere il lato pratico. Oppure sono io quella troppo sofisticata?
No, è vero l’uso della metafora caratterizza sicuramente questi due brani. Io penso che una canzone troppo diretta è come un regalo senza la carta ornamentale, scopri subito quello che ti voglio dare e non c’è più il gusto della scoperta. A me le canzoni piacciono così.

8. Da una vita solchi i palchi del vicentino e del Veneto in generale. Quanto e come pensi sia cambiato l’approccio all’ascolto della musica originale?
Non è facile distinguersi quando chi ti ascolta ha sempre bisogno di riferimenti ‘già sentiti’. Qualcosa sta cambiando e la gente non è stupida. Se c’è stato un momento in cui per essere un cantautore bastava mettersi un cappello e scimmiottare i famosi, adesso staranno a galla solo quelli che hanno capito che si tratta di un mestiere in cui la creatività e immagine vanno di pari passo con preparazione, conoscenza della musica e onestà nei confronti di chi ti sta dietro, di fianco e davanti soprattutto.

9. Tre aggettivi per definirti: uno ironico, uno serio e uno critico.
Imprevedibile, onesto, impaziente.

(Alessia Camera – Questa non è Arte)